Biljana Aleksic nasce in Serbia e successivamente si trasferisce a Trieste dove riesce a trovare la libertà di espressione coltivando la passione per l’arte e la poesia. Queste riflettono varie fasi della sua vita e, soprattutto, della sua crescita: da bambina chiusa e insicura a donna libera ed emancipata. L’artista, inoltre, afferma di indirizzarsi maggiormente verso l’arte astratta, in quanto specchio delle sue battaglie interiori.
Biljana sarà in esposizione presso la galleria d’arte contemporanea “1758 Venice Art Studio”, partecipando alla Collezione Permanente, fino a giugno 2023.
Abbiamo avuto la possibilità di intervistare l’artista che ci ha permesso di scoprire le particolarità del suo percorso artistico legato alla sua esperienza di vita.
Quali sono le ragioni che l’hanno spinta a fare l’artista?
Già da bambina amavo disegnare. Crescendo e rendendomi conto che avevo interessi molto diversi dalle mie coetanee, perchè io amavo leggere molto, andare a teatro grazie alle uscite organizzate dal prof. di storia. Anche il mio modo di pettinarmi, vestirmi era più stile raffinato e ben rappresentava il mio essere molto chiusa e timida, forse proprio per questo mio carattere ho scelto di esprimermi con l’arte.
Quando è entrata nel mondo dell’arte?
Mi sono innamorata e sposata molto giovane, ma purtroppo, una volta arrivata in Italia mi è stato proibito qualsiasi tipo di crescita, da quella intellettuale a quella professionale. Soltanto dopo aver divorziato ho avuto modo di iniziare a sviluppare la mia creatività, crescendo sia come scrittrice che come pittrice anche dal punto di vista lavorativo.
Dove ricerca l’ispirazione per creare le sue opere?
Le poesie e i dipinti che realizzo sono parte di me. l’ispirazione per realizzarli la ritrovo in momenti di vita da me vissuti, come piccoli ricordi della mia infanzia, della mia vita da bimba, adolescente e donna matura. a volte, prendo ispirazione anche dal periodo in cui, da bimba, ho vissuto in Serbia, stato comunista e caratterizzato dal vincolo del padre padrone. esperienza totalmente opposta ai momenti vissuti nella mia amata Triste, che mi ha donato la possibilità di essere libera. Da ogni esperienza vissuta si può trarre ispirazione.
Considerando la sua carriera artistica, ha sempre mantenuto uno stile artistico lineare oppure ha avuto variazioni stilistiche?
Nel corso della mia carriera ho sperimentato diversi stili e infatti all’inizio ho realizzato opere in un misto tra realismo e astrattismo, ma ciò che mi rispecchia in assoluto è lo stile astratto
Per il “cerchio incantato” ha scelto due colori molto diversi tra loro, colori scuri e il bianco, perchè questa scelta? Questa combinazione rappresenta qualcosa in particolare?
Per il “Cerchio incantato” ho scelto un colore scuro e il bianco, perchè i colori scuri rappresentano la battaglia fra le tenebre vissute, mentre il bianco raffigura la mia forza e il coraggio di sconfiggerle. Sembra non ci sia un colore predominante, perchè mi vedo in bilico senza una via d’uscita, ma per fortuna è solo una sensazione.
Che cosa l’ha spinta a scegliere l’astrattismo per sue opere? In quale modo vi inserisce i tratti astratti?
La scelta di utilizzare l’astrattismo nelle mie opere è legata al fatto di voler rappresentare le mie battaglie interiori dovute a vari abusi subiti, sia psicologicamente che fisicamente, questo è visibile anche da alcuni scatti fotografici che raffigurano le mie lunghe passeggiate in bici oppure i miei viaggi.
Nell’opera “Dubbio” i colori rosa e viola appaiono in uno sfondo grigio, cos’ha voluto esprimere con ciò?
Nell’opera “Dubbio”, ho utilizzato diversi colori per esprimere altrettanti aspetti: il rosa la speranza che mi ha tenuta in vita; il viola l’equilibrio che la speranza mi ha dato; il grigio esprime la forza di uscirne fuori. Il titolo dell’Opera è dovuto alla guerra interna che mi poneva la domanda: sarà giusta o sarà sbagliata… la scelta?