Intervista a Federico Serradimigni

Federico Serradimigni è in esposizione  presso la galleria d’arte contemporanea “1758 Venice Art Studio”. Fotografo originario dell’isola dell’Elba, porta questa terra nel cuore, simbolo della nascita del suo amore per la natura. Grazie al nonno e al padre, che gli hanno trasmesso quanto sia importante il rispetto del creato e dei doni che esso ci offre, ha iniziato a rendere immortali i paesaggi dell’isola con le sue fotografie. 
Il suo percorso artistico non si è mai fermato: dal 2018, mosso dalla sua volontà di sensibilizzare gli altri rispetto ai problemi ambientali, ha iniziato a fotografare i legni rinvenuti sulle spiagge elbane, realizzando un vero e proprio recupero dello scarto e trasformando il legno in cornice e allo stesso tempo soggetto del medesimo quadro, portando la fotografia fuori dalla fotografia.  
La serie dei suoi “Legni” sarà visitabile fino a giugno 2023 all’interno della Collezione permanente 2023.  In occasione di quest’ultima, abbiamo intervistato l’artista che ha deciso di condividere con noi alcune curiosità sulla sua carriera artistica e su alcune delle sue opere d’arte. 

Quali sono le motivazioni che l’hanno spinta a fare arte?

“Non ci sono delle ragioni precise che mi hanno spinto verso l’arte, ho cominciato a fare fotografia da piccolo ed ho sempre continuato fra una pausa e l’altra. L’arte è venuta per ovviare alla banalità delle immagini che ormai ci inondano e la ricerca dell’originalità per emergere mi ha portato naturalmente in questo mondo.”

Quando è entrato nel mondo dell’arte? 

“Sono entrato appieno nel mondo dell’arte con l’avvento del digitale che ha notevolmente aumentato il potere di esprimersi con le  immagini…. direi intorno al 2005 il mio percorso si è totalmente rivolto all’arte.”

Dove ricerca l’ispirazione per creare le sue opere?

“Nel passato e nel presente dell’arte e nei momenti di silenzio e solitudine dove riesco a trovare ispirazione.”

C’è un’opera che ritiene più importante per lei? Perchè?

“Non direi. il mio lavoro “infinite sea woods” lo vedo come un opera unica e lo amo totalmente. Tutte le opere sono figlie della stessa idea.”

Considerando la sua carriera artistica, ha sempre mantenuto uno stile lineare oppure ha avuto variazioni stilistiche? Se ci sono state, a cosa sono dovute?

“Se guardo alla mia “carriera artistica” mi rendo conto di aver sempre usato materiali spesso riciclati e comunque oggetti ed è questa l’unica linearità che vedo nel mio percorso. La mia è una fotografia intima che non prevede persone (da buon isolano). Diciamo che fino ad un certo punto ho mantenuto un certa linearità nelle mie immagini poi l’ossessiva ricerca dell’originalità  ha portato ad una notevole variazione nello stile passando dalla fotografia alla commistione della stessa con la materia.”

Che cosa si aspetta dal suo lavoro artistico?

“Beh, sono a Venezia e quindi mi aspetto la biennale!”

La particolarità del legno lavorato dal mare, dalla natura, ha una bellezza molto peculiare, com’è nata l’idea di trasformarli in opere d’arte?

“Mi piace il legno ed ho sempre trattato i legni del mare anche per motivi non legati all’arte. Alcuni sono dei piccoli capolavori già di per sé. Io ho solo usato un materiale che ho a portata di mano in grandi quantità cercando se possibile di nobilitarlo.”

Nelle opere “green boat woods” e “dock wood” appare una luce al centro, come mai in “front and back boat trolley”, invece, abbiamo un quadrato nero?

“L’evoluzione geometrica dei miei lavori è quella che mi ha tolto ogni dubbio circa la ricerca che stavo facendo. La luce fa parte del percorso. All’inizio erano solo geometrie poi la luce (ma in alcune anche il buio) mi hanno permesso di rendere ancora meglio l’infinito.”

Perché ha optato per la realizzazione dell’immagine ripetendo la cornice all’infinito? 

“Nelle prime opere era una semplice fotografia dei pezzi di legni con cui successivamente producevo la cornice. Ad un certo punto ho sentito il bisogno anche estetico di modificare il mio modo di lavorare su queste immagini e così ho pensato di invertire il meccanismo  cominciando a produrre prima la cornice per poi passare alla fase di scatto. Dopo vari tentativi  è venuto quasi naturale rendere l’infinito tramite la  ripetizione digitale della cornice stessa.”

Secondo quale criterio sceglie i legni da utilizzare nelle sue opere? 

“Dovendo lavorare il legno per creare una cornice devo ricercare legna più dritta possibile che si adatti ai tagli a 45 delle cornici. Da questo punto di vista i legni delle barche aiutano in quanti sono  più facilmente lavorabili.”

Che emozioni che suscitano in lei le sue opere?

“Mi emoziono di più a vedere cose non fatte da me. L’emozione è una cosa molto diretta e improvvisa, almeno per me. E’ stato emozionante la personale della scorsa estate perché vedere tutto il percorso  delle opere, esposte insieme per la prima volta, ha svelato a pieno il valore del lavoro di questi dieci anni.”

C’è un luogo particolare in cui preferisce reperire il materiale per il suo lavoro?

“Le scogliere sono il posto che preferisco, per un motivo legato alla tranquillità e alla solitudine nella ricerca ma è la ricerca in se stessa che preferisco e che mi porta a spaziare dalla spiaggia ai cantieri, alle scogliere.”

Lasciamoci trasportare dal suono delle onde e dalle parole dell’artista, in un viaggio tra i paesaggi incontaminati dell’Isola d’Elba.