Intervista a Roberto Taddei

Roberto Taddei, artista nato verso la metà degli anni ‘80 ad El Salvador, successivamente trasferitosi in Italia dopo esser stato adottato all’età di tre anni. Ha dimostrato una precoce propensione verso l’arte e un talento naturale per il disegno nato dall’incontro con la penna Bic. Grazie a un importante percorso di esercizio e di studio delle tecniche, la penna diventa il mezzo utilizzato per trasmettere al pubblico l’emotività realistica dei suoi soggetti. Le sue opere sono caratterizzate da un taglio prettamente fotografico scelto dall’artista per rendere illusoria la percezione dell’osservatore una volta postosi davanti all’opera.
Taddei è in questo momento in esposizione presso la Galleria d’arte contemporanea “1758 Venice Art Studio”. In occasione della collezione Permanente 2023, abbiamo avuto l’opportunità di parlare con l’artista, che ci ha raccontato come è entrato nel mondo dell’arte e il percorso dietro la realizzazione delle sue opere. 

Quali sono le ragioni che l’hanno spinta a fare l’artista?

“Sono entrato nel mondo dell’arte quando ho capito che la mia carriera di architetto non mi gratificava come avrei voluto. Non mi sentivo realizzato perché c’era in me questa passione innata di esprimere le mie emozioni tramite il disegno. Per molti anni ho represso tutto questo, fino a quando ho deciso di prendere in mano la penna e dare sfogo alla mia arte.”

 Quando è entrato nel mondo dell’arte?

“Disegno da sempre ma sono entrato ufficialmente nel mondo dell’arte nel 2018 quando ho venduto la mia prima opera ed ho iniziato la collaborazione con il mio curatore Francesco Mutti.”

Dove ricerca l’ispirazione per creare le sue opere?

“Le opere nascono innanzitutto da una ricerca fotografica. L’ispirazione di queste foto è dettata da ciò che mi circonda e spesso arriva in maniera casuale. Ad esempio uno scorcio in una via di Firenze ha dato vita a una mia opera perchè attraverso quella visuale ho visto il quadro realizzato nella mia mente.”

C’è un’opera che ritiene più importante per lei? Perchè?

“Le opere più importanti sono quelle che per me hanno un forte valore affettivo. Bruno, il ritratto di mio nonno e Il Primo Bacio dove sono raffigurato con mia madre il primo giorno che arrivai in Italia, il mio primo vero contatto materno. Le porto quasi sempre alle varie mostre come portafortuna e non le metterò mai in vendita.”

Considerando la sua carriera artistica, ha sempre mantenuto uno stile artistico lineare oppure ha avuto variazioni stilistiche? Se ci sono state, a cosa sono dovute?

“Per ora sto mantenendo una linea abbastanza continuativa in quanto sono all’inizio della mia carriera. Mi sto concentrando su l’uso della penna Bic provando ad abbandonare un pò l’iperrealismo per poter fare qualcosa di più intimo e di più profondo, usando ovviamente sempre la stessa tecnica ma cercando nuovi stimoli.”

Che cosa si aspetta dal suo lavoro artistico?

“Mi aspetto un riconoscimento per le mie opere. Uso una tecnica che non ammette errori ma che mi permette di esprimere le fragilità dell’essere umano. Una ricerca che non ha pace di una perfezione che non esiste.”

Nella sua opera “resta con me”, la donna, nonché il soggetto dell’opera, ha il volto parzialmente coperto da una ringhiera ma non le mani, questo ha per lei un significato specifico?

“L’opera “resta con me” fa parte di un trittico che feci sull’architettura dei sentimenti. Provo a raccontare lo status d’animo che l’uomo si trova a vivere in situazioni sentimentali contrastanti.”

Siccome usa una tecnica così precisa, quanto tempo ci impiega per realizzare ogni opera?

“Negli ultimi anni lavoro a più opere contemporaneamente, alcune dalla durata di mesi altre anni. Ritengo il quadro finito quando sento di aver raggiunto l’obiettivo senza sentire il timore del tempo che passa.”

Le donne che lei raffigura nelle sue opere appaiono molto simili, la domanda che le porgo è: si tratta della stessa donna? Come mai ha scelto proprio lei? Se non si tratta sempre della stessa donna, con quale criterio sceglie i soggetti delle sue opere?

“Rappresento donne della mia vita quotidiana, che sono tutt’ora o sono state in passato presenti nella mia vita e che mi hanno lasciato qualcosa a livello sentimentale e di amicizia. Principalmente ho quindi come riferimento persone che conosco, non sceglierei mai persone a me sconosciute perché ritengo fondamentale che ci sia già in partenza un contatto e un collegamento emotivo.”

Perché ha effettuato la scelta di non utilizzare colori nelle sue opere? Nella sua ricerca il colore è sempre assente? Se si, quali sono le motivazioni che l’hanno spinta a fare questa scelta? 

“Ho scelto di usare il bianco e nero per un proprio gusto personale. Preferisco il monocromatico ai colori in quanto ritengo che il nero riveli l’essenza delle cose, che mostri la sua vera natura. E’ nel contrasto tra chiaro e scuro che si sprigiona la bellezza di uno sguardo o il fascino di uno scorcio.”

Perché ha scelto di utilizzare un linguaggio realista nelle sue opere?

“Ho iniziato il mio percorso con questa ricerca ossessiva della rappresentazione della realtà, con l’idea che un giorno avrei raggiunto la perfezione assoluta. Questa ricerca maniacale mi ha portato invece a comprendere l’importanza dell’errore perché nella natura e nei ritratti che immortalo non esiste la perfezione ma si cela un mondo di errori e di insicurezze. Tutto questo mi porta ad intraprendere una nuova strada che mi allontana dall’iperrealismo verso una ricerca del proprio io, cercando di capire cosa si nasconde dietro un sorriso malinconico o ad un abbraccio, attraverso l’uso della penna Bic ma con tratti più sporchi e gesti improvvisi meno calcolati.”

Roberto Taddei ferma istanti di vita, volti e sentimenti, grazie al segno della sua Bic. L’emotività presente in ogni opera è il simbolo di un’esistenza fatta di incontri.