Ondina Altran, originaria di Monfalcone, fin dagli esordi si è dimostrata un’artista poliedrica, distinguendosi nell’ambito musicale come in quello pittorico. Il lavoro artistico di Altran ruota attorno alle caratteristiche cardine di creatività ed armonia, che la guidano nella creazione di opere fortemente originali nel messaggio come nella rappresentazione. La scelta del medium del graffito si dimostra funzionale all’intenzione comunicativa dell’autrice: la volontà di affrontare tematiche impegnative si manifesta con intensità attraverso il graffito, modernizzato allo scopo di creare una comunicazione chiara ed efficace indirizzata in particolare ad un pubblico giovane. La sua esperienza operistica si manifesta con forza attraverso le rappresentazioni dal carattere teatrale, in cui i protagonisti delle opere vengono collocati in maniera teatrale in scenografie create con tratti istintivi e colori vivaci. Così le forme, i colori, le parole impresse da Ondina Altran sulla superficie vengono a creare in maniera armonica un’opera pregna di significati.


Ritiene che l’esperienza in ambito teatrale abbia influito sulla sua attuale produzione pittorica? In che modo?

Sicuramente! Tutto del teatro partecipa alla pittura: le sceneggiature, i colori usati dagli scenografi del teatro per rendere al massimo il senso della realtà o della magia della finzione realistica, l’uso della tridimensionalità, delle prospettive, la visione delle quinte che permettono di vedere lontano eppure vicino.

Nei suoi dipinti, per quanto riguarda il piano stilistico, si colgono suggestioni provenienti dal mondo artistico della street art. Quali sono le ragioni che hanno determinato la scelta di questa particolare tecnica stilistica?

Mi piace l’idea di avvicinare i giovani usando stili e temi attuali. Basta passeggiare in qualsiasi luogo per vedere questi segni, queste scritte che a volte sono denuncia, a volte sono speranze, a volte sono amore.

Potrebbe introdurci i passaggi che scandiscono e determinano la creazione dei suoi lavori?

Inizio sempre con frasi, piccoli disegni, anche scarabocchi che piano piano prendono forma sul foglio. Poi prendo un colore e scelgo gli altri in base ai contrasti che si possono creare sul foglio. Se l’immagine diventa troppo ovvia o leziosa distruggo tutto.
Adoro distruggere le mie opere.

Le sue opere sembrano richiamare una forte denuncia sociale. Pensa di riconoscersi in questa affermazione?

Certo. In particolare l’arte deve sempre denunciare le cose che non funzionano e in questo nostro povero mondo la cosa che funziona di meno è proprio la gestione della spazzatura. Saremo sommersi dalla spazzatura e non ce ne accorgiamo. Questo è un modo per ricordare che se non faremo qualcosa saremo f*****i dalle nostre azioni.

Potrebbe descrivere la relazione tra la scelta cromatica delle sue opere e le tematiche che sceglie di rappresentare?

 Beh, in fondo la plastica è confortevolmente colorata, ha forme familiari che ci danno fiducia. Quindi io do alle opere colori brillanti e lucidi con forme che ingannano l’occhio e fanno credere ad altre cose, come maschere, fenicotteri, pinguini…