Intervista all’artista Barbara Battistella

Barbara Battistella, artista originaria di Trieste, ha recentemente partecipato a Bottega ‘500, una mostra d’arte contemporanea organizzata dallo studio di consulenza Tivarnella Art Consulting, in collaborazione con 1758 Venice Art Studio e Associazione Il Sestante, presso la Blue Gallery di Manhattan, New York. Da sempre legata all’arte, Battistella ha frequentato accademie e atelier di Maestri d’arte contemporanei ed è oggi attiva nel nord Italia. Il suo linguaggio internazionale si fonda sulla storia di una terra di confine, incrocio di differenti culture e linguaggi. Le sue opere sono presenti in mostre e gallerie internazionali. I suoi ritratti raccontano storie umane piene di significato, catturando segni rarefatti alla ricerca della struttura essenziale dell’esistenza.


Che cosa l’ha spinta ad intraprendere un percorso creativo? Da quanto tempo l’accompagna il suo interesse per l’arte?

Fin da piccola ho vissuto tra artisti, persone creative che mi hanno trasmesso il desiderio di esprimere le mie emozioni e i miei pensieri attraverso l’arte. Considero l’arte una forma di linguaggio, un modo per comunicare ciò che le parole spesso non riescono ad esprimere. Ho intrapreso un percorso creativo come un viaggio interiore che mi permette di connettermi con gli altri a un livello più profondo.

Come sceglie i soggetti rappresentati nelle sue opere? Quale relazione si instaura con essi?

I miei soggetti possono essere volti comuni oppure antichi, o anche patinati. Io cerco di cogliere l’essenza di quello che vedo nei volti. C’è un dialogo silenzioso che si sviluppa mentre li rappresento, un confronto tra ciò che vedo e ciò che sento. Voglio cogliere l’essenza del soggetto, ciò che è nascosto sotto la superficie. Questa connessione mi permette di esplorare diverse dimensioni emotive e psicologiche. La relazione che instauro con i soggetti delle mie opere è profondamente intima e riflessiva. Ogni soggetto non è solo un’immagine, ma un veicolo di emozioni, pensieri e storie.

C’è un’opera in particolare a cui è legata e che ritiene possa rappresentarla come artista? Se sì, perché?

Direi che non c’è un’opera specifica che mi rappresenta, sento un legame personale con tutte. In ogni mia opera c’è il desiderio di connettermi con chi osserva, invitandolo a esplorare i propri sentimenti e pensieri attraverso la mia visione.

Qual è il ruolo del colore all’interno della sua produzione artistica? Come sceglie la sua tavolozza?

Il colore ha un ruolo fondamentale nella mia produzione artistica, non solo come elemento estetico, ma come veicolo emotivo. Il colore è un mezzo per esplorare e comunicare sentimenti profondi, stati d’animo. E’ la base, il tono emotivo su cui poi il segno interagisce. La scelta della tavolozza è completamente istintiva, influenzata dallo stato d’animo del momento e dalle emozioni che voglio evocare. Il colore viene scelto anche per la capacità di trasmettere emozioni specifiche e di creare una connessione profonda con il soggetto rappresentato.

Quali fasi si celano dietro la progettazione delle sue opere? Si lascia guidare dall’istinto o preferisce adottare uno schema di lavoro ricorrente?

La progettazione delle mie opere è un processo che alterna momenti di istinto e spontaneità a fasi di riflessione e pianificazione. Ogni opera nasce da un’emozione, un’intuizione alla quale cerco di dare forma in modo coerente e significativo. Non ho una rigida sequenza da seguire, ogni opera nasce da un dialogo continuo tra intuizione e riflessione, con la possibilità di rivedere e modificare il percorso in corso d’opera.

Vi è una corrente artistica a cui si sente particolarmente affine o che ritiene l’abbia maggiormente influenzata?

Espressionismo o realismo figurativo sono le correnti che sento più affini a me.

Gli sguardi, all’interno delle sue realizzazioni pittoriche, paiono essere un elemento fondante. È d’accordo con questa osservazione? C’è una riflessione, o una sensazione, verso la quale vorrebbe condurre il pubblico attraverso il suo lavoro?

Sì, sono assolutamente d’accordo con l’osservazione sugli sguardi. Nelle mie opere, lo sguardo è un elemento cruciale, un punto focale che guida l’osservatore all’interno dell’universo emotivo del soggetto rappresentato. Attraverso lo sguardo, cerco di catturare l’essenza dell’anima, di rivelare ciò che si cela dietro la superficie visibile. È un modo per stabilire una connessione intima tra il soggetto e chi osserva l’opera, creando un dialogo silenzioso. Vorrei condurre chi osserva a una riflessione profonda sulle emozioni, a un senso di empatia e connessione, un invito a guardare oltre le apparenze.

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