Intervista all’artista Francesca Brivio

Francesca Brivio ha recentemente partecipato a Bottega ‘500, una mostra d’arte contemporanea organizzata dallo studio di consulenza Tivarnella Art Consulting, in collaborazione con 1758 Venice Art Studio e Associazione Il Sestante, presso la Blue Gallery di Manhattan, New York. Attiva nel mondo dell’arte fin dalla giovane età, Brivio ha contaminato la sua ricerca artistica con il mondo del fashion design. Ha studiato in importanti atelier italiani, per poi proseguire la sua formazione a Londra. L’energia del gesto pittorico rende vivi i suoi ritratti, creando composizioni ispirate all’Espressionismo tedesco.


Quando e come è entrata in relazione con il mondo dell’arte?

Ho mostrato una naturale inclinazione verso il disegno, iniziando a sperimentare con matite e pastelli su carta già durante l’infanzia. Questa passione è cresciuta con me, portandomi a frequentare il liceo artistico, vari corsi e lo studio dell’artista Massimo Bollani dove ho scoperto l’amore per la pittura ad olio. Il ritratto ed il nudo sono alla base della mia ricerca artistica, in continua sperimentazione ed evoluzione. Mi è servito molto studiare arte, incontrando la drammatica intensità di Edvard Munch, la linea e la tensione di Egon Schiele, l’eleganza degli sfondi di Giovanni Boldini, l’irruenza di Otto von Dix, il ritratto psicologico di Lucian Freud e molti altri.

Come prende vita un suo progetto pittorico?

La mia ricerca pittorica parte dal sentire, dal personale incrocio di emozioni che vivo nel momento preciso. Il processo è istintivo, liberatorio e il risultato spesso mi sorprende: comprendo solamente dopo qualche mese il senso o parte di esso. Il filo rosso è la figura umana, prevalentemente idealizzata. Mi piace osservare le persone: i volti, i corpi, le particolarità di ognuno. Mi accorgo che a volte ne interiorizzo dei tratti trasformandoli e riportandoli sulla tela.

Quale relazione si crea tra lei e i soggetti delle sue opere? Come sceglie i protagonisti dei suoi dipinti?

Prediligo soggetti androgini. Maschile e femminile si parlano e spesso si confondono, raccontando una storia che viaggia nell’interiorità.

Che tipo di tecnica usa e come descriverebbe il suo stile pittorico?

La mia principale tecnica è la pittura ad olio su tela. Utilizzo prevalentemente spatole di ogni tipo. Per me è importante dipingere mentre il colore è ancora fresco. Lo stile è spesso stato definito “alla prima”.

Quali emozioni e riflessioni si propone di trasmettere al suo pubblico?

Riuscire a trasmettere delle emozioni ad uno spettatore mai incontrato prima è per me qualcosa di magico. Mi piacerebbe che attraverso i volti che rappresento qualcuno si possa sentire in qualche modo specchiato.

Può parlarci della sua più recente produzione e dei suoi prossimi progetti?

La mia produzione più recente indaga sul tema della dualità e della relazione. Un dualismo interiore o esteriore. Un velo di intenzionale ambiguità lascia spazio all’immaginazione dello spettatore che, libero di comunicare con l’opera, ne completa il significato facendolo suo.

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