Elisabetta Bolaffio, artista originaria di Trieste, ha recentemente preso parte a Bottega ‘500, una mostra d’arte contemporanea organizzata dallo studio di consulenza Tivarnella Art Consulting, in collaborazione con 1758 Venice Art Studio e Associazione Il Sestante, presso la Blue Gallery di Manhattan, New York. Intrepida viaggiatrice dell’ignoto, Bolaffio è rappresentata da gallerie situate a Venezia, Trieste, in Toscana e a New York. Si è formata presso gli studi di maestri internazionali; le sue opere identificative dal gusto post moderno sono apprezzate per il forte legame con la tradizione del Novecento italiano.
Quali sono le ragioni che l’hanno portata ad intraprendere un percorso all’interno del mondo dell’arte?
Il mio viaggio nell’arte inizia come una profonda esigenza di espressione, un impulso a tradurre le emozioni e le esperienze che mi circondano in forme visive. La pittura è, per me, un linguaggio universale, capace di trasmettere sentimenti complessi e storie personali senza l’uso delle parole. Ogni tecnica che esploro è un riflesso della mia curiosità e della mia voglia di sperimentare poiché credo che ogni approccio artistico offra una nuova lente attraverso la quale osservare e interpretare il mondo. I colori, le forme e le texture diventano strumenti con i quali comunico la mia visione cercando di evocare riflessioni ed emozioni. La pittura è, per me, un viaggio senza fine e un’opportunità di evoluzione continua.
Quali influenze e studi artistici l’hanno guidata nella messa a punto del suo stile personale? Si sente affine a qualche movimento artistico in particolare?
Le mie influenze artistiche sono un mosaico che riflette le molteplici sfumature della mia identità creativa. I grandi maestri del passato mi hanno insegnato l’importanza della luce e del colore come veicolo emozionale, mentre le avanguardie del secolo scorso con la loro audacia e la ricerca incessante di nuove forme di espressione, hanno ispirato il mio desiderio di sperimentare. Ogni stile che abbraccio, dall’astratto al figurativo, rappresenta una parte di me stessa e delle mie esperienze. La mia arte diventa un viaggio in continua evoluzione, dove ogni influenza si intreccia armonicamente con la mia espressione unica.
Che ruolo svolge il colore nelle sue opere?
Il colore nelle mie opere è molto più di un semplice messaggio visivo, ogni tonalità, ogni sfumatura racconta una storia e comunica emozione trasformando la tela in un linguaggio inconscio che riflette il mio stato d’animo e le mie esperienze. Molte volte il colore diventa un protagonista capace di dialogare con la forma e la struttura dando vita a un’armonia che invita alla riflessione. In questo modo non è solo un mezzo estetico ma diventa una chiave narrativa capace di trasmettere messaggi stratificati che, a volte, sfidano le percezioni comuni. Ogni opera diventa un viaggio cromatico che esorta a immergersi in un mondo di emozioni e sensazioni, dove il colore diventa l’eroe indiscusso della mia narrazione artistica.
Cosa l’ha portata a scegliere di adottare, oltre alla pittura ad olio, anche la tecnica mista nella realizzazione delle sue opere?
La decisione di sperimentare tecniche miste nelle mie opere nasce da un profondo desiderio di espandere i confini della mia espressione artistica e di creare un dialogo dinamico fra materiali e forme. L’uso di diverse sostanze mi consente di giocare con la texture, la profondità e la luminosità, aprendo un ventaglio di possibilità illimitate per esprimere la mia visione personale in modi che la semplice pittura non potrebbe trasmettere. Rompendo gli schemi ogni pezzo diventa un laboratorio di idee dove il processo creativo si esprime sulla tela in modi inaspettati. Tutto ciò diventa un viaggio intimo e personale che trasforma ogni opera in un capitolo della mia storia artistica.
Il rapporto tra le sue opere e il pubblico vuole essere di natura contemplativa o interpretativa?
In ogni mia opera si sviluppa in una dualità profonda un intreccio di interpretazione e contemplazione. Tutto ciò è radicato nella mia convinzione che l’arte non sia solo espressione visiva, ma soprattutto un’esperienza emotiva e intellettuale capace di invitare ad una riflessione personale. Interpretare le mie opere significa andare oltre la superficie per esplorare i temi e i messaggi che desidero trasmettere. Ogni colore, ogni forma è capace di evocare emozioni e raccontare storie, creando un linguaggio visivo che si rivolge al cuore e alla mente, un invito a rallentare, a fermarsi e ad osservare. In sintesi io penso che ogni opera sia un punto di raccordo tra l’interiorità dell’artista e l’immaginario di chi la guarda, un viaggio condiviso che esplora il potere trasformativo dell’arte.
Quanta importanza conferisce al potere comunicativo della pittura?
Per me, il potere comunicativo della mia arte è un elemento fondamentale e imprescindibile; ciascuna opera non è solo un pezzo estetico ma un mezzo attraverso il quale dialogare, esprimere emozioni e condividere esperienze. Credo che l’arte abbia la capacità di trascendere le barriere linguistiche e culturali fungendo da ponte tra l’artista e il pubblico e aprendo così a spazi di dialogo e comprensione. Attraverso l’uso di colori, texture e forme voglio trasmettere un messaggio profondo e stratificato, invitando chi osserva a riflettere e a sentirsi parte di una narrazione universale. Il potere comunicativo della mia arte si manifesta in questo scambio: ogni pennellata e ogni composizione mirano a evocare reazioni, stimolare pensieri e evocare memorie. Qui si realizza la magia dell’arte, il suo potere di connettere le persone su un piano più profondo e autentico, di trasformare l’esperienza individuale in un vissuto collettivo. In sintesi l’arte non è solo un’espressione della mia creatività ma una potente forma di comunicazione per cui, ogni volta che qualcuno si ferma davanti ad una mia opera, sperimento la bellezza di questo scambio in cui l’arte diventa un linguaggio capace di dare voce a ciò che spesso rimane inespresso.