Vania Perale, pittrice di origini veneziane, ha recentemente preso parte a Bottega ‘500, una mostra d’arte contemporanea organizzata dallo studio di consulenza Tivarnella Art Consulting, in collaborazione con 1758 Venice Art Studio e Associazione Il Sestante, presso la Blue Gallery di Manhattan, New York. La sua produzione artistica crea una sintesi di Venezia nel contemporaneo. Annoverata honoris causa tra i Maestri d’Arte, Perale ha esposto le sue opere in tutta Europa. Presente in collezioni di prestigio, con l’oro veneziano conduce una ricerca intimistica richiamando l’atmosfera della Serenissima dell’Ottocento.
Che cosa l’ha spinta ad intraprendere un percorso creativo? Da quanto tempo l’accompagna il suo interesse per l’arte?
Il mio percorso creativo riprende da una promessa a mio padre. Quando è venuto a mancare ho letto in chiesa una lettera dove gli dicevo che avrei ricominciato a dipingere e così ho fatto. Ho sempre pensato di essere nata con il desiderio di creare, disegnare e dipingere. “La passione del cuore dirige la mano dell’artista per esprimere tutto il suo amore attraverso l’arte”: queste parole definiscono il tempo da cui l’arte è parte di me.
Il suo lavoro d’artista ha cambiato il suo modo di approcciarsi alla società e all’ambiente che la circonda?
Arricchito, ecco cosa ha fatto il mio lavoro d’artista per me: ha arricchito la mia vita facendomi conoscere persone nuove con i miei stessi interessi. Poter parlare con loro della mia e della loro arte è stata un’esperienza entusiasmante e continua ad esserlo giorno dopo giorno. Non mi sento cambiata, credo di essere sempre la stessa, solo un po’ più ricca di vita. L’arte non ha cambiato me, ha cambiato il mondo intorno a me.
In che modo la sua città natale, Venezia, ha influenzato il suo progetto artistico?
L’amore che provo per la mia città e quello che provo per la mia arte è uguale e tutti e due nascono dentro di me trasmessi dai miei genitori. Il mio progetto artistico vive e si trasforma giorno dopo giorno fondendosi con l’amore che provo per la mia città.
Nel suo lavoro utilizza numerosi materiali. Che cosa la guida nella loro scelta?
Le mie emozioni, i materiali che uso parlano di me, i lavori che creo li chiamo capitoli di vita e nel momento in cui devo realizzarne uno lascio che la mia creatività esploda attraverso le mie mani. Il cuore orchestra tutto e da lì ha inizio il mio lavoro che poi si trasforma in opera d’arte.
L’oro è un elemento ricorrente all’interno delle sue opere. Vi è un motivo particolare? Che significato attribuisce a tale materiale?
Ho sempre amato gli oggetti d’oro, mi riportano ai ricordi della mia infanzia quando mia nonna paterna mi faceva dei piccoli regali d’oro per le occasioni speciali (comunione, cresima, diciott’anni e così via). Per questo motivo e per la mia voglia di creare volevo studiare oreficeria, ma purtroppo non ho potuto farlo per vicissitudini familiari. Quando però ho ricominciato a dipingere fra me e me ho detto “Orefice non sono diventata ma questo non mi impedisce di usare la foglia d’oro” e così ho fatto. L’oro come materiale puro mi permette di trasmettere la fede nei lavori che realizzo.
C’è un’opera in particolare a cui è legata e che ritiene possa rappresentarla come artista?
Eternità, con questa opera ho capito come l’arte doveva essere plasmata dalle mie mani e cosa potevo creare con essa. Così nasce il mio percorso artistico. Sono legata in modo particolare ad Eternità perché, oltre a essere la mia prima opera astratta, è anche la mia prima opera dedicata a mio padre. Porto sempre dentro di me il ricordo della sua realizzazione come una sorta di miracolo, l’amore per mio padre mi ha aiutato a creare su tela la sua nuova dimensione, il paradiso. In quel momento nasce la mia arte. Questo io lo chiamo Miracolo.
Che ruolo assumono la luce e l’oscurità nelle sue opere?
L’oscurità è il punto zero, la partenza dove nasce tutto, da lì nascono le mie opere, la mia luce, la trasformazione di un pensiero, di un’emozione, di un ricordo in un’opera d’arte.